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Marino Carotti |
Quando partì l’idea di un progetto per un sito riguardante i musicisti della Vallesina, non immaginavo minimamente quanto mi avrebbe coinvolto o forse preferivo non immaginare, sapendo di dover ripercorrere e rivisitare ben 40 anni di storia e avvenimenti musicali, alcuni dei quali vissuti in prima persona.
Anche se la cosa non sembrava semplice, mi allettava l’idea di poter finalmente coniugare quella che è stata la mia passione di sempre, la musica, con quegli strumenti informatici e telematici utilizzati comunemente nel mio lavoro, ora supporti ideali per fissare, ordinare e catalogare definitivamente tutte le informazioni e le testimonianze raccolte.
Sono stati i primi entusiastici contatti con le persone, i primi racconti pieni di aneddoti divertenti insieme ai tanti volti di amici riemersi nelle prime fotografie ricevute, a dare l’avvio definitivo a questa ricerca…
e allora ecco riapparire i “complessi” che prima non erano chiamati “gruppi”, i club privati che avevano smesso di essere cantine, i locali per le prove che si alternavano all’uso di garage, le sale da ballo che non erano ancora diventate discoteche, le balere estive che non si erano trasformate in pizzerie, la musica beat che non era ancora diventata rock, ma aveva detronizzato il rock and roll, le canzoni di protesta che non pretendevano d’essere definite né “impegnate”, né “d’autore”.
Negli anni ’60 furono costituiti nella nostra Vallesina più di 40 complessi, alcuni dei quali potevano durare meno di un mese, altri riuscivano a resistere cambiando costantemente gli elementi.
Quel decennio è il tema centrale di questo sito (ma voglio sperare che lo diventi anche lo spazio relativo ai gruppi attuali), non perché sia stato il
migliore qualitativamente, ma perché in nessun altro periodo la musica ha rappresentato un così evidente fenomeno di massa, con tanti giovani coinvolti da una grande voglia di mettersi insieme e costituire dei complessi.
Gli eventi musicali non erano Woodstock, l’isola di Wight, Central Park, ma bensì Torneo Eurodavoli, festival dell’Obelisco, pomeriggi beat, dove i vari gruppi si rendevano protagonisti di serate davvero indimenticabili.
Per finire…
diciamo grazie a coloro che hanno fornito informazioni e consegnato foto da pubblicare, invitando chiunque a poterlo fare, così da rendere il sito costantemente aperto a qualsiasi tipo di aggiornamento ed evoluzione.
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Leandro Paoletti |
Avevo circa 7 o 8 anni, quando nella vecchia casa mio padre decise di installare un impianto di riscaldamento con caldaia e termosifoni. Un giorno ero presente quando due idraulici installavano questi termosifoni, oggetti strani che avrebbero portato il calore in ogni stanza. Mentre curioso guardavo il loro lavoro quello più anziano scambiava delle opinioni con mio padre su quello che stava avvenendo nella società.
"I giovani non avevano più voglia di lavorare e pensavano solo a divertirsi. Soprattutto quelli che si facevano allungare i capelli; quelli erano i peggiori" questa era l'opinione dell'idraulico più anziano.
Poi cercando una conferma sulla sua ultima opinione si rivolse in modo ironico a l'altro che era con lui. L'altro più giovane, portava i "capelli lunghi" ed aveva un'aria assente. Non rispose alla provocazione, anzi continuò a lavorare in silenzio. Il più anziano caricò la sua provocazione, cercando anche l'assenso di mio padre che rideva, ma non confermava. Le sue affermazioni si basavano anche sul fatto che quel giovane accanto a lui pensava solo alla musica e a suonare con i suoi amici in un complessetto le nuove musiche, che solo a sentirle facevano male le orecchie.
Ero giovane, non capivo molto cosa stava succedendo nella società contemporanea, ma quel ragazzo era per me il modello da imitare; da grande avrei portato anch'io i capelli lunghi ed avrei imparato a suonare uno strumento con quella musica rumorosa che faceva impazzire mia sorella, più grande di me di sette anni.
Mi ricordo che quello più anziano si rivolse ancora al giovane con un tono aspro e gli disse: "Hai capito, devi smetterla di pensare solo alla musica e a suonare con gli amici, devi lavorare.... hai capito fiezzò".
"Fiezzò" un termine che ancora oggi quando lo pronuncio mi fa sorridere.
Quel giorno su quelle provocazioni avrei voluto che quel giovane rispondesse, ed invece restò ancora in silenzio e me ne dispiacque, quasi una sconfitta. Solo molti anni dopo capii il perché non aveva reagito alle provocazioni. Non perché non aveva argomenti o per qualche sorta di timore, ma perché lui era la linea di confine tra il nuovo ed il vecchio. Il dialogo tra generazioni si stava complicando.
Non sono mai diventato un musicista e non ho mai imparato a suonare uno strumento, ma sono sempre stato dalla parte della musica "rock".
Ho seguito la musica non come musicista, ma come storico, ho viaggiato sulla "Route 66" in un viaggio da Coast to Coast, alla maniera di Jack Kerouac sono andato a Memphis per vedere la casa di Elvis e la Sun Studio e ho passeggiato per le vie di Woodstock.
Ora, che il mio strumento di lavoro è il computer e le mie strade sono quelle telematiche di Internet, ho creduto fosse importante creare con altri amici un sito web su quegli anni, per non perdere quel periodo storico e lasciare un ricordo ai giovani rocckettari di oggi. Soprattutto un omaggio ai "fiezzù" di ieri. |
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Gabriele Moscato |
Chi di fronte a "Smoke on the water" o all'assolo di "Another brik in the wall" non ha creato una sua chitarra immaginaria e si è prodigato nell' imitazione delle leggende di un tempo, piegandosi e saltellando. Miti che sembrano persi nel tempo.
Basta poi accendere la radio nel cuore della notte per rendersi conto che non è affatto così anzi hanno guadagnato il dono dell'eternità, sono i pilastri su cui si regge la storia e la cultura musicale d’oggi.
Ho sempre amato la musica. Dalla prima chitarra elettrica con i capicorda arrugginiti ed il mio amplificatore Fender con la retina strappata. Bastava il loro connubio per far spazientire i vicini di casa. Ruggivano con le finestre aperte ad un sole estivo, col suono che si propagava senza limite.
Da lì la formazione di un gruppo musicale, nato grazie ad annunci su un giornale locale, eravamo "The inside flap".
Abbiamo fatto qualche concerto oltre a prove infinite in una scuola a Castelbellino toccando così per un brevissimo periodo la storia musicale jesina.
Suonare "Wish you were here" di fronte ad un pubblico è stata un'emozione senza confini. Poi il gruppo si sciolse, le strade si divisero.
Sono ormai passati tanti anni.
Ora la mia chitarra vive di ricordi e le sue forme sono coperte da un velo di polvere, ma quando nella notte una radio ricorda i vecchi pezzi degli Eagles o dei Led Zeppelin, la impugno di nuovo, mi piego e saltello, la faccio ruggire più che mai, ... però solo quella immaginaria ... fortunatamente per i miei vicini.
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Un particolare ringraziamento all'amico Riccardo Ronci per il contributo e la collaborazione offerti. |
Ringraziamo per la disponibilità e il materiale messo a disposizione: Rodolfo Magini, Piero Belardinelli, Ernesto Torta, Aldo Romagnoli, Rolando Roncarelli, Gino Romiti, Gualtiero Grilli, Andrea Cangemi, Roberto Cardinali, Franco Rapelli, Fabio Merli, Marcello Ciccoli, Giovanni Bacciu, Gaetano Giacobini, Leonardo Lasca, Giampiero Paccagnani, Liano Grechi, Piero Di Rutigliano, Giuliano Lancioni, Pasquale Damiano, Mario Filonzi, Giovanni Carducci, Giovanni Diotallevi, Sandro D'Ascanio, Rolando Fiordelmondo, Antonio Santarelli, Fausto Ulissi, Edoardo Cardinali, Loredana Fanesi Kuschnig, Bruno Lasca, Massimo Marcelloni,
Lorenzo Brecciaroli, Gino Bolletta, Enrico Muzi,
Augusto Giglietti, Giorgio Giulioni, Pierluigi Gioia,
Francesco Zocca, Enzo Beccaceci, Viviana Cecchi,
Giovanni Brecciaroli, Giancarlo Ambrosi, Valentino
Carbini.
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